“I ricordi di quando siamo ragazzi sono sempre straordinari perché è un periodo dove la nostra fantasia faloppa sempre più veloce della realtà. Comunque ogni attività, ogni mestiere è il più grande valore che un uomo possa conservare con sé perché il denaro viene e va, ma se uno il mestiere lo ha tra le mani porterà sempre con sé una ricchezza che nessuno gli potrà togliere”. Equazioni che fanno sorridere Gianni che tutti, nessuno escluso, chiamano Graziani. Sì, Graziano il pasticcere di via Cabella, “ Pasticceri si diventa, ma si nasce anche avendo lo zucchero nel sangue, non quello da diabete, ma quello della dolcezza da regalare agli altri”. Sorride ripensando ai 48 anni spesi in pasticceria, “il mio vivere è il laboratorio da quando avevo 13 anni”. Sempre a Baggio? “No, ma credetemi Baggio non la cambierei mai con le strade del centro, come le pasticcerie tutte lustrini e dolcezza”.
E vai di ricordi: “Sono arrivato a Milano da Cesarò, paesino della Sicilia, nel. 1973, e mio padre si fece prestare i soldi per il biglietto del trano che costava 6.800 lire. Eravamo poveri. Il primo negozio dove ho lavorato era in Porta Venezia: pulivo le padelle e gli stampi, pelavo le nocciole, facevo il pan di Spagna e rubavo… “. Scusi?” “Io rubavo molto perché una volta i pasticceri erano gelosissimi dei loro segreti. Già, non potevi guardare le dosi e non ti davano mai il libro su cui segnavano i segreti della loro pasticceria. Ad esempio, il pasticcere era il signor Carlo e sulla bilancia per non far vedere quanto pesasse il lievito appoggiava la scarpa da lavoro, invece dei pesi. Comunque, dopo sei mesi avevo capito tutto e, infatti, il lievito madre che qui usiamo per fare il panettone è ancora quello di Miglierina che, a sua volta, era di chi sa chi. Il mio lievito avrà cento anni anche di più, ce lo portiamo in vacanza ! Lo rinfreschiamo tutti i giorni, lo laviamo, lo purifichiamo”.
Ma parliamo di Baggio, Graziano ci spieghi perché ha scelto questo quartiere invece di un negozio nel centro di Milano?” Avevo due opzioni: via Induno, a due passi dall’ospedale Buzzi e questo negozio a Baggio. Entrambe le opportunità erano offerte al medesimo costo, ma a farmi propendere per Baggio fu un rappresentante della Lindt che mi convinse sostenendo che in piazza Sant’Appolinaire si lavorava tantissimo. Io ero diffidente, Baggio era considerata il Bronx, ma lui mi convinse che in realtà poteva essere la svolta della mia vita”. Oggi? “Aveva ragione. Quello era un “buco” l’ho trasformato e dal 1990, 28 anni fa, l’ho allargato come negozi, come laboratorio e come bar: in questi anni ho comprato un negozio di mobili, poi l’angolo dell’ortolano e, adesso, sono centinaia di metri che fanno la pasticceria Graziano che, tra l’altro, è il nome di chi, qui, in Baggio, fu pasticcere prima di me”.
Dunque, opinione cambiata su Baggio? “Ci sono tra buoni motivi per abitare qui: il primo è il Parco delle Cave che è stato riqualificato ed un è polmone di verde unico; poi siamo a dieci minuti dal centro di Milano; il terzo è la metropolitana Bisceglie che è dietro l’angolo e ti porta in qualunque angolo di Milano. Ma c’è una ragione di più per vivere a Baggio”. Quale? “La gente. Le persone che vivono nel quartiere sono davvero belle persone. Gli anziani si ricordano della pasticceria Graziano che esiste dal 1953 e quando aprì intorno aveva campagne, fossi e la chiesa. Oggi è tutta un’altra storia con i clienti che arrivano da Cusago, da Settimo e da ogni dove, anche perché ormai di pasticcerie non ce ne sono più, c’è solo Graziano. Qui nella zona non ce ne sono, ce n’erano quattro, ma ora sono tutte chiuse2. “Con orgoglio, mi sono realizzato, e l’ho messo anche su un tatuaggio, questo sono io, sai cos’è questa è la Sicilia da dove sono arrivato, dove sono le mie radici e sono nato, e Milano dove mi sono realizzato che non dimentico, e scusa se p poco. Ho fatto un percorso di sacrifici però bello, rifarei tutto”.
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